di Giuseppe Longo

Con l’applauditissima esecuzione, in prima assoluta, delle opere vincitrici dei premi maggiori delle due sezioni – “La cathédrale d’Ani”, per pianoforte, del belga Jean-Pierre Deleuze, e “L’albatros” per soprano e pianoforte, su versi di Charles Baudelaire, dello spagnolo Oscar Prados – da parte del Vansìsiem Lied Duo, formato da Paola Camponovo e Alfredo Blessano, si è brillantemente conclusa la quinta edizione del Concorso di composizione “Antonio Smareglia”, organizzato come sempre dall’Accademia di studi pianistici “Antonio Ricci” con il Teatro Nuovo Giovanni da Udine e l’Università del Friuli, nonché con il sostegno e la collaborazione della Casa Musicale Sonzogno di Milano, dell’Archivio Smaregliano di Udine, della Regione Fvg, del Comune di Udine, della Fondazione Friuli, del Conservatorio statale di musica Jacopo Tomadini, oltre che della Società Filologica Friulana, del Convitto nazionale Paolo Diacono e del Rotary Club di Cividale.

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I compositori premiati con Adua Smareglia, nipote del musicista (foto sotto negli anni giovanili), e il trisnipote Daniel Longo; a destra, il duo che ha tenuto l’applaudito concerto. 
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Ed è stato proprio il teatro udinese – nella magica atmosfera delle luci dei palchi che nel retro-sipario davano l’effetto di un cielo stellato – a ospitare la cerimonia conclusiva, con concerto, per la consegna dei premi. Eccoli, in dettaglio, nelle due sezioni. Pianoforte: 1° premio: Jean-Pierre Deleuze (Belgio); 2° premio: Floriano D’Auria (Italia); 3° premio: Andrew Wallace (Gran Bretagna). Voce e pianoforte: 1° premio: Oscar Prados (Spagna); 2° premio: Spiros Mazis (Grecia); 3° premio: Joshua Fishbein (Usa).   A ricevere i riconoscimenti c’erano i titolari dei due primi premi – che, oltre a una somma di denaro e alla pubblica esecuzione, vedranno le loro composizioni inserite del catalogo della citata Casa Musicale Sonzogno, che cura la conservazione delle opere smaregliane – e l’unico italiano premiato, il fiorentino Floriano D’Auria, giunto appunto secondo nella sezione Pianoforte.
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Il sindaco Fontanini premia il belga Jean-Pierre Deleuze; sotto, il presidente Morandini premia lo spagnolo Oscar Prados.
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La serata è stata aperta dal saluto di Flavia Brunetto, presidente e “anima” dell’Accademia Ricci, la quale ha ricordato la progressiva crescita del Premio che, ospitato nelle due prime edizioni a Grado – isola dove Antonio Smareglia, nato a Pola nel 1854, si spense nel 1929 -, ha visto poi la proficua intesa con il “Giovanni da Udine” che ne ha favorito un’affermazione a livello mondiale. Sono stati infatti ben 732 i lavori giunti dai cinque continenti che, come richiesto dal bando del Concorso, avevano l’obiettivo di esplorare nuovi linguaggi musicali, proprio nel ricordo di Smareglia, che sono stati valutati da una giuria internazionale: in sala c’era Wolfgang Liebhart, dell’Università di Vienna.

Un compositore Antonio Smareglia, di cultura mitteleuropea – ha spiegato la Brunetto -, nelle cui opere emerge con forza l’animo slavo e austriaco (non dimentichiamo che Smareglia quasi per tutta la vita è stato cittadino dell’Impero austro-ungarico), ma anche il lirismo italiano, avendo assorbito negli anni giovanili anche i fermenti della Scapigliatura lombarda.   E il Premio – ha aggiunto – ha proprio lo scopo di rivalutare la figura di questo grande musicista, oggi ingiustamente trascurato dai palcoscenici più importanti sebbene già in vita avesse raccolto le ovazioni dei teatri maggiori, da Milano a Dresda, da Vienna a Praga, fino a New York, oltre che nella “sua” Trieste.   Città dove a lungo visse (fu anche direttore onorario del Conservatorio Giuseppe Tartini) e dove è sepolto.   Ma ebbe trascorsi – ha ricordato la presidente della “Ricci” – anche a Grado, nella casa in riva al mare attaccata a quella di Biagio Marin (“siamo stati a vederla proprio ieri sera”, ha raccontato), e a Cividale. Tra le opere più famose ricordiamo Il vassallo di Szigeth (Vienna, 1889), Nozze istriane (Trieste, 1895), La Falena (Venezia, 1897), Oceana (Milano, 1903), Abisso (Milano, 1914) e Pittori fiamminghi (Trieste, 1928): la Falena è stata riproposta di recente con grande successo in Germania e nel novembre 2017 è stata oggetto di una ricca giornata di studio con concerto a Milano (replicato il 5 maggio a Pola in occasione dell’anniversario della nascita di Smareglia), con protagonista Denia Mazzola Gavazzeni, promotrice e organizzatrice della riuscita iniziativa, ospitata in quel Conservatorio in cui Antonio Smareglia si diplomò.
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Paola Camponovo e Alfredo Blessano eseguono le liriche di Antonio Smareglia.
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Quindi hanno portato un saluto il sovrintendente del Teatro Nuovo, Marco Feruglio, che ha sottolineato il significato della collaborazione del “Giovanni da Udine”, il sindaco Pietro Fontanini, il quale si è detto onorato che la città possa ospitare un Concorso così prestigioso, e il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini, il cui istituto non fa mancare mai il sostegno alla manifestazione. Ha parlato anche il rettore del Convitto nazionale Paolo Diacono di Cividale, Patrizia Pavatti, ricordando la collaborazione esistente ormai da anni con l’Accademia Ricci, tanto che un folto numero di studenti era presente alla cerimonia-concerto.
Infine, spazio alla musica di Antonio Smareglia, che vide alla sua direzione grandi maestri come Arturo Toscanini, Hans Richter, Richard Strauss e Gianandrea Gavazzeni, oltre a Tullio Serafin, Franz Lehar e Antonio Guarnieri.    Il Vansìsiem Lied Duo – che il 4 ottobre prossimo proporrà anche brani smaregliani al Naviglio Piccolo di Milano – ha eseguito alcune alcune tra le più conosciute liriche del compositore di Pola, oltre a due “Canzoni gradesi” su testi dello stesso Biagio Marin, e a tre canti sacri di grande suggestione: “Pater noster”, “Ave Maria” e “Salve Regina”.   A conclusione dell’applaudito concerto, e dopo due brani di Gian Francesco Malipiero che fu allievo di Smareglia,  Paola Camponovo e Alfredo Blessano hanno appunto eseguito le composizioni vincitrici delle due sezioni scritte dal belga Jean-Pierre Deleuze e dallo spagnolo Oscar Prados, entrambe accolte con calorosissimi applausi. E così è calato il sipario anche su questa quinta edizione del Premio, che ora dà appuntamento fra due anni alla sesta. Nella quale c’è chi ha già chiesto di poter ascoltare anche qualche brano tratto dalle opere più famose, a cominciare dalla notissima “Nozze istriane” che fu eseguita con grande successo di pubblico e di critica pure a Udine nel lontano 1910 all’allora Teatro Sociale. Un auspicio che ovviamente giriamo all’Accademia Ricci.
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Infine, anche una foto di gruppo a ricordo della bella serata al “Giovanni da Udine”.
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In copertina, i musicisti vincitori dei due primi premi: il belga Jean-Pierre Deleuze e lo spagnolo Oscar Prados.
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